DON PIETRO CORSINI PARROCCO DI ALBIANO
DON PIETRO CORSINI PARROCCO DI ALBIANO
La liberazione dei 23 ostaggi
La liberazione dei 23 ostaggi
Durante la Seconda guerra mondiale, Albiano si era rivelato un luogo strategico per la guarnigione tedesca, che vi collocò una base operativa importante, occupando le officine di Giovanni Signani per la manutenzione dei propri mezzi.
Durante la Seconda guerra mondiale, Albiano si era rivelato un luogo strategico per la guarnigione tedesca, che vi collocò una base operativa importante, occupando le officine di Giovanni Signani per la manutenzione dei propri mezzi.

Il 29 settembre del 1944 alcuni partigiani del battaglione “Signanini” comandati da Tullio scesero da Viara e con un’azione di guerriglia uccisero due tedeschi che erano a guardia della batteria antiaerea semovente, localizzata nella zona di Botranco, sopra al paese di Albiano. La pattuglia dei partigiani formata da dodici uomini si impossessò della mitragliatrice, delle munizioni, di alcune armi e fece ritorno a Viara, sopra la località di Tirolo.
L’uccisione dei due soldati tedeschi causò una fulminea reazione del comando tedesco, che sfociò nell’ordine di un rastrellamento in cui vennero catturati 23 ostaggi. La paura tra la popolazione fu molta, già in molti si prefiguravano la cosiddetta rappresaglia che prevedeva l’uccisione di 10 ostaggi italiani per ogni tedesco ucciso. La fucilazione di massa però fu mancata grazie all’intervento del parroco di Albiano, don Pietro Corsini, il quale si frappose tra gli ostaggi e le armi tedesche ottenendo una tregua. Grazie alle sue doti di mediatore si arrivò alla fine della trattativa a pattuire un compromesso che il parroco definì per scritto, in modo che potesse essere consegnato ai partigiani, ovvero: la liberazione degli ostaggi sarebbe avvenuta a due condizioni: doveva essere riconsegnata la mitragliatrice e i partigiani dovevano rendere omaggio alle salme dei tedeschi uccisi. La vicenda ebbe un esito positivo proprio grazie all’intervento di don Pietro Corsini, un parroco coraggioso e intraprendente che, anche a costo di perdere anch’egli la vita, ha voluto proteggere i suoi parrocchiani.
Il 29 settembre del 1944 alcuni partigiani del battaglione “Signanini” comandati da Tullio scesero da Viara e con un’azione di guerriglia uccisero due tedeschi che erano a guardia della batteria antiaerea semovente, localizzata nella zona di Botranco, sopra al paese di Albiano. La pattuglia dei partigiani formata da dodici uomini si impossessò della mitragliatrice, delle munizioni, di alcune armi e fece ritorno a Viara, sopra la località di Tirolo.
L’uccisione dei due soldati tedeschi causò una fulminea reazione del comando tedesco, che sfociò nell’ordine di un rastrellamento in cui vennero catturati 23 ostaggi. La paura tra la popolazione fu molta, già in molti si prefiguravano la cosiddetta rappresaglia che prevedeva l’uccisione di 10 ostaggi italiani per ogni tedesco ucciso. La fucilazione di massa però fu mancata grazie all’intervento del parroco di Albiano, don Pietro Corsini, il quale si frappose tra gli ostaggi e le armi tedesche ottenendo una tregua. Grazie alle sue doti di mediatore si arrivò alla fine della trattativa a pattuire un compromesso che il parroco definì per scritto, in modo che potesse essere consegnato ai partigiani, ovvero: la liberazione degli ostaggi sarebbe avvenuta a due condizioni: doveva essere riconsegnata la mitragliatrice e i partigiani dovevano rendere omaggio alle salme dei tedeschi uccisi. La vicenda ebbe un esito positivo proprio grazie all’intervento di don Pietro Corsini, un parroco coraggioso e intraprendente che, anche a costo di perdere anch’egli la vita, ha voluto proteggere i suoi parrocchiani.
