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n.2

L’ECCIDIO DI PONTICELLO

L’ECCIDIO DI PONTICELLO

L’uccisione di cinque civili il 3 luglio 1944

L’uccisione di cinque civili il 3 luglio 1944

Non avevano alcun legame con la Resistenza. Vennero portati qui a Ponticello per essere fucilati dal plotone nazista e la popolazione fu costretta ad assistere. I corpi senza vita furono issati su alberi vicini e solo alcuni giorni dopo venne concesso di seppellirli.

Non avevano alcun legame con la Resistenza. Vennero portati qui a Ponticello per essere fucilati dal plotone nazista e la popolazione fu costretta ad assistere. I corpi senza vita furono issati su alberi vicini e solo alcuni giorni dopo venne concesso di seppellirli.

La mattina del 3 luglio 1944 cinque civili innocenti vengono fucilati all’ingresso di Ponticello, a fianco della chiesa. Uno dopo l’altro sono scortati davanti all’ingresso del parco di villa Zangrandi e uccisi dal plotone di esecuzione nazista.
Enrico e Francesco Angella, Leopoldo Mori, Giovanni e Vincenzo Sardella erano stati prelevati da Lùsine di Dobbiana il giorno precedente. Leopoldo Mori era stato obbligato ad aggiogare i buoi al carro sul quale trasportare gli altri quattro a Ponticello dove avevano trascorso la notte in una stalla in attesa della fucilazione. Con inaudita violenza e secondo un macabro rituale, le truppe naziste e le forze fasciste avevano obbligato la popolazione della zona ad assistere: gli uomini da un lato, le donne con i bambini dall’altro, tutti con il terrore che altri potessero seguire la sorte dei cinque uomini imprigionati. Si sapeva, infatti, dell’applicazione dell’ordine “dieci italiani per ogni tedesco” e tutti sapevano del soldato ucciso un paio di giorni prima nella vallata.
Un insieme di avvenimenti che va ricondotto all’interno del grande rastrellamento avviata alla fine di giugno su tutto il versante nord orientale della Lunigiana, fra la sponda sinistra del fiume Magra e l’Appennino. L’Operazione Wallenstein (30 giugno – 7 luglio 1944) vide l’impiego di migliaia di uomini dell’esercito tedesco e delle milizie fasciste che uccisero decine di civili e alcuni partigiani, la deportazione di centinaia di uomini compresi numerosi sacerdoti.
I cinque uomini uccisi a sangue freddo a Ponticello erano originari della SS. Annunziata: il sobborgo poco a sud di Pontremoli, collocato sulla strada nazionale della Cisa, era molto esposto e i fratelli Angella avevano preferito trasferire la famiglie a Lusine, il podere dove lavorava il cognato Leopoldo Mori. A loro volta i fratelli Sardella, abili artigiani, avevano da poco terminato di imbiancare e decorare la chiesa di Dobbiana.
Civili innocenti, dunque, che non avevano alcun collegamento con i partigiani. Nessuno intervenne in loro aiuto, tanto meno le autorità fasciste locali: solo il Vescovo di Pontremoli, mons. Giovanni Sismondo e i suoi collaboratori cercarono in ogni modo di far desistere il comando tedesco e di fermare l’esecuzione. Ma inutilmente.
Alcuni di coloro costretti ad assistere alla fucilazione furono obbligati ad issare i cadaveri sugli alberi di un campo lì vicino e solo alcuni giorni dopo venne concesso alla popolazione di seppellirli in una fossa comune nello stesso campo. Undici mesi dopo, il 4 giugno 1945, a guerra finita si sarebbe poi svolta la cerimonia funebre: le salme esumate e ricomposte nelle bare, poi il lungo corteo fino alla chiesa della SS. Annunziata con la celebrazione della Messa e la successiva definitiva collocazione nei loculi ricavati nella facciata che guarda al borgo dove riposano ancora.

Le vittime:

Giuseppe Angelo (Leopoldo) Mori (n. 24 febbraio 1888). Contadino, sposato con Carmela Angella (52 anni), otto figli: Girolamo (33), Pietro (31), Maria (29), Carlo (27), Francesco (22) Giuseppa (20), Anna (18), Enrico (9).

Francesco Angella (n. 3 febbraio 1895). Mugnaio, sposato con Petronilla Gussoni (43 anni), quattro figli: Giuseppe (16), Adriano (14), Giuliano (12), Armano (10).

Enrico Angella (n. 6 luglio 1907). Ferroviere.

Vincenzo Sardella (n. 27 giugno 1906). Imbianchino, pittore decoratore.

Giovanni Sardella (n. 10 marzo 1912). Imbianchino, pittore decoratore.

La mattina del 3 luglio 1944 cinque civili innocenti vengono fucilati all’ingresso di Ponticello, a fianco della chiesa. Uno dopo l’altro sono scortati davanti all’ingresso del parco di villa Zangrandi e uccisi dal plotone di esecuzione nazista.
Enrico e Francesco Angella, Leopoldo Mori, Giovanni e Vincenzo Sardella erano stati prelevati da Lùsine di Dobbiana il giorno precedente. Leopoldo Mori era stato obbligato ad aggiogare i buoi al carro sul quale trasportare gli altri quattro a Ponticello dove avevano trascorso la notte in una stalla in attesa della fucilazione. Con inaudita violenza e secondo un macabro rituale, le truppe naziste e le forze fasciste avevano obbligato la popolazione della zona ad assistere: gli uomini da un lato, le donne con i bambini dall’altro, tutti con il terrore che altri potessero seguire la sorte dei cinque uomini imprigionati. Si sapeva, infatti, dell’applicazione dell’ordine “dieci italiani per ogni tedesco” e tutti sapevano del soldato ucciso un paio di giorni prima nella vallata.
Un insieme di avvenimenti che va ricondotto all’interno del grande rastrellamento avviata alla fine di giugno su tutto il versante nord orientale della Lunigiana, fra la sponda sinistra del fiume Magra e l’Appennino. L’Operazione Wallenstein (30 giugno – 7 luglio 1944) vide l’impiego di migliaia di uomini dell’esercito tedesco e delle milizie fasciste che uccisero decine di civili e alcuni partigiani, la deportazione di centinaia di uomini compresi numerosi sacerdoti.
I cinque uomini uccisi a sangue freddo a Ponticello erano originari della SS. Annunziata: il sobborgo poco a sud di Pontremoli, collocato sulla strada nazionale della Cisa, era molto esposto e i fratelli Angella avevano preferito trasferire la famiglie a Lusine, il podere dove lavorava il cognato Leopoldo Mori. A loro volta i fratelli Sardella, abili artigiani, avevano da poco terminato di imbiancare e decorare la chiesa di Dobbiana.
Civili innocenti, dunque, che non avevano alcun collegamento con i partigiani. Nessuno intervenne in loro aiuto, tanto meno le autorità fasciste locali: solo il Vescovo di Pontremoli, mons. Giovanni Sismondo e i suoi collaboratori cercarono in ogni modo di far desistere il comando tedesco e di fermare l’esecuzione. Ma inutilmente.
Alcuni di coloro costretti ad assistere alla fucilazione furono obbligati ad issare i cadaveri sugli alberi di un campo lì vicino e solo alcuni giorni dopo venne concesso alla popolazione di seppellirli in una fossa comune nello stesso campo. Undici mesi dopo, il 4 giugno 1945, a guerra finita si sarebbe poi svolta la cerimonia funebre: le salme esumate e ricomposte nelle bare, poi il lungo corteo fino alla chiesa della SS. Annunziata con la celebrazione della Messa e la successiva definitiva collocazione nei loculi ricavati nella facciata che guarda al borgo dove riposano ancora.

Le vittime:

Giuseppe Angelo (Leopoldo) Mori (n. 24 febbraio 1888). Contadino, sposato con Carmela Angella (52 anni), otto figli: Girolamo (33), Pietro (31), Maria (29), Carlo (27), Francesco (22) Giuseppa (20), Anna (18), Enrico (9).

Francesco Angella (n. 3 febbraio 1895). Mugnaio, sposato con Petronilla Gussoni (43 anni), quattro figli: Giuseppe (16), Adriano (14), Giuliano (12), Armano (10).

Enrico Angella (n. 6 luglio 1907). Ferroviere.

Vincenzo Sardella (n. 27 giugno 1906). Imbianchino, pittore decoratore.

Giovanni Sardella (n. 10 marzo 1912). Imbianchino, pittore decoratore.

Le cinque vittime dell’eccidio (da sinistra a destra): Enrico Angella; Francesco Angella; Giuseppe Angelo (Leopoldo) Mori; Giovanni Sardella; Vincenzo Sardella; il corteo funebre del 4 giugno 1945 (Foto credits: Venerabile Confraternita della Misericordia – SS. Annunziata).
Le cinque vittime dell’eccidio (da sinistra a destra): Enrico Angella; Francesco Angella; Giuseppe Angelo (Leopoldo) Mori; Giovanni Sardella; Vincenzo Sardella; il corteo funebre del 4 giugno 1945 (Foto credits: Venerabile Confraternita della Misericordia – SS. Annunziata).