VITTIME DELLA GUERRA A TERRAROSSA
VITTIME DELLA GUERRA A TERRAROSSA
Le operaie, originarie di Terrarossa, morte nel bombardamento della vicina Filanda e altre vittime causate dagli ordigni bellici
Le operaie, originarie di Terrarossa, morte nel bombardamento della vicina Filanda e altre vittime causate dagli ordigni bellici
La Seconda guerra mondiale fu una guerra totale, che coinvolse tragicamente la popolazione civile. Durante l’occupazione nazifascista, la comunità di Terrarossa pagò un caro prezzo in termini di vite umane
La Seconda guerra mondiale fu una guerra totale, che coinvolse tragicamente la popolazione civile. Durante l’occupazione nazifascista, la comunità di Terrarossa pagò un caro prezzo in termini di vite umane

La vicinanza alla città di Aulla, che era un importante snodo viario e ferroviario e dove si era stanziate le truppe naziste per un lungo periodo, fece sì che anche Terrarossa subì le conseguenze delle incursioni aeree degli alleati angloamericani.
Il 1° dicembre 1943 ci fu il primo grande bombardamento angloamericano. L’incursione aerea, da parte dei B-26 americani, mancò gli obiettivi preposti, ovvero il ponte sul Taverone e quello sull’Aulella, che erano cruciali vie di comunicazione, sia per la ferrovia Parma-La Spezia, sia per la strada statale. Venne invece colpito lo stabilimento industriale Montecatini, che dagli inizi del secolo si occupava della lavorazione e produzione di filati, in particolare juta e in cui avevano trovato occupazione molti operai e soprattutto operaie, provenienti dai paesi limitrofi.
Il bombardamento portò paura e morte nel quartiere della Ragnaia al confine tra Aulla e Terrarossa, meglio conosciuto come la Filanda, proprio perché sede di questo importante stabilimento. L’edificio venne colpito intorno a mezzogiorno, nell’orario della mensa, quando le lavoratrici erano nel refettorio. Così Mons. Guidoni scriveva di quel tragico giorno sul suo diario cronicon: «Giornata di terrore e di lutto per Aulla! Eravamo convinti che il nostro paese fosse risparmiato dalla sistematica distruzione operata dai bombardieri alleati. Tanto è vero che Aulla era stata scelta dal Comando Marina e da molte famiglie in cerca di rifugio per passare meno peggio la guerra […] La Filanda era stata colpita, vi sono molti morti. Mi precipito verso quella parte per prestare soccorso; il refettorio dello Jutificio è distrutto, per terra sono distesi una decina di operai. La casa operaia è distrutta, molti sono quelli rimasti sepolti. I feriti sono portati nelle scuole elementari, i morti, poveri morti, nella casa del fascio. La popolazione è addolorata e terrorizzata, molti sfollano in montagna. […] Ora si comincia a comprendere quanto sia terribile la guerra!»
In totale ci furono 33 vittime, moltre delle quali erano “filandine”, come venivano chiamate le operaie di questa fabbrica. Nell’elenco della strage si contano cinque vittime originarie di Terrarossa: un operaio, Anselmo Luciani e quattro operaie, Silvana Alinovi, Virginia Boni, Anna Tovo e Dina Scesti.
A Terrarossa la fine della guerra lasciò una coda di lutti: nelle ore immediatamente successive alla Liberazione ci furono diversi caduti a causa delle mine lasciate dai tedeschi. Lo stesso 25 aprile 1945, durante un’ispezione alla stazione di Terrarossa, che i tedeschi avevano minato prima della ritirata, esplosero delle mine a strappo lasciate nelle cantine e morirono il capostazione Michele Pasi, sua moglie Matilde Francisi, il capostazione Olinto Noferini, insieme ad altri due dipendenti delle ferrovie: Abramo Giardini, Mario Gatti e a due soldati americani.
Il 27 aprile 1945 al Castello di Terrarossa morirono, a causa di una mina tedesca lasciata innescata in una cassetta, i quattro civili: Bernardo Benetti, Adele Gianardi, Cesare Sgorbini e Elia Mola. Il 4 giugno 1945, presso l’attuale Parco Fiera di Terrarossa, alcuni bambini rimasero feriti dall’esplosione provocata dallo svuotamento di alcuni proiettili, come era assai frequente nei “giochi di guerra” del dopoguerra. A seguito di questi fatti, Giuseppe Botti morì a soli 3 anni.
La vicinanza alla città di Aulla, che era un importante snodo viario e ferroviario e dove si era stanziate le truppe naziste per un lungo periodo, fece sì che anche Terrarossa subì le conseguenze delle incursioni aeree degli alleati angloamericani.
Il 1° dicembre 1943 ci fu il primo grande bombardamento angloamericano. L’incursione aerea, da parte dei B-26 americani, mancò gli obiettivi preposti, ovvero il ponte sul Taverone e quello sull’Aulella, che erano cruciali vie di comunicazione, sia per la ferrovia Parma-La Spezia, sia per la strada statale. Venne invece colpito lo stabilimento industriale Montecatini, che dagli inizi del secolo si occupava della lavorazione e produzione di filati, in particolare juta e in cui avevano trovato occupazione molti operai e soprattutto operaie, provenienti dai paesi limitrofi.
Il bombardamento portò paura e morte nel quartiere della Ragnaia al confine tra Aulla e Terrarossa, meglio conosciuto come la Filanda, proprio perché sede di questo importante stabilimento. L’edificio venne colpito intorno a mezzogiorno, nell’orario della mensa, quando le lavoratrici erano nel refettorio. Così Mons. Guidoni scriveva di quel tragico giorno sul suo diario cronicon: «Giornata di terrore e di lutto per Aulla! Eravamo convinti che il nostro paese fosse risparmiato dalla sistematica distruzione operata dai bombardieri alleati. Tanto è vero che Aulla era stata scelta dal Comando Marina e da molte famiglie in cerca di rifugio per passare meno peggio la guerra […] La Filanda era stata colpita, vi sono molti morti. Mi precipito verso quella parte per prestare soccorso; il refettorio dello Jutificio è distrutto, per terra sono distesi una decina di operai. La casa operaia è distrutta, molti sono quelli rimasti sepolti. I feriti sono portati nelle scuole elementari, i morti, poveri morti, nella casa del fascio. La popolazione è addolorata e terrorizzata, molti sfollano in montagna. […] Ora si comincia a comprendere quanto sia terribile la guerra!»
In totale ci furono 33 vittime, moltre delle quali erano “filandine”, come venivano chiamate le operaie di questa fabbrica. Nell’elenco della strage si contano cinque vittime originarie di Terrarossa: un operaio, Anselmo Luciani e quattro operaie, Silvana Alinovi, Virginia Boni, Anna Tovo e Dina Scesti.
A Terrarossa la fine della guerra lasciò una coda di lutti: nelle ore immediatamente successive alla Liberazione ci furono diversi caduti a causa delle mine lasciate dai tedeschi. Lo stesso 25 aprile 1945, durante un’ispezione alla stazione di Terrarossa, che i tedeschi avevano minato prima della ritirata, esplosero delle mine a strappo lasciate nelle cantine e morirono il capostazione Michele Pasi, sua moglie Matilde Francisi, il capostazione Olinto Noferini, insieme ad altri due dipendenti delle ferrovie: Abramo Giardini, Mario Gatti e a due soldati americani.
Il 27 aprile 1945 al Castello di Terrarossa morirono, a causa di una mina tedesca lasciata innescata in una cassetta, i quattro civili: Bernardo Benetti, Adele Gianardi, Cesare Sgorbini e Elia Mola. Il 4 giugno 1945, presso l’attuale Parco Fiera di Terrarossa, alcuni bambini rimasero feriti dall’esplosione provocata dallo svuotamento di alcuni proiettili, come era assai frequente nei “giochi di guerra” del dopoguerra. A seguito di questi fatti, Giuseppe Botti morì a soli 3 anni.