VEGLIANTE TORRI IL PARTIGIANO «IVAN»
VEGLIANTE TORRI IL PARTIGIANO «IVAN»
Ucciso a Villa di Panicale, il 26 gennaio 1945
Ucciso a Villa di Panicale, il 26 gennaio 1945
All’inizio del 1945, si erano intensificate le azioni dei partigiani della Brigata Garibaldi “Leone Borrini” contro i nazi-fascisti ostacolandone gli spostamenti lungo la Cisa, cruciale snodo viario con il Nord Italia.
All’inizio del 1945, si erano intensificate le azioni dei partigiani della Brigata Garibaldi “Leone Borrini” contro i nazi-fascisti ostacolandone gli spostamenti lungo la Cisa, cruciale snodo viario con il Nord Italia.

Tra il 20 e il 28 gennaio 1945 il territorio della IV Zona Operativa viene investito da un enorme rastrellamento, che dispiega circa 25.000 nazifascisti contro 2500 partigiani presenti nel territorio. La conseguenza inevitabile è lo sganciamento dei gruppi partigiani per cercare di salvarsi e raggiungere zone più sicure. Tale rastrellamento coincide con la visita in Lunigiana di Benito Mussolini, che il 26 gennaio 1945 passa in rassegna le truppe della Repubblica Sociale Italiana in partenza per andare a combattere in Garfagnana. In quello stesso giorno, il partigiano «Ivan», Vegliante Torri viene accerchiato dai bersaglieri della Divisone Italia insieme ad altri partigiani, tra questi Vittorio Busticchi «Russo», Aristide Batti e Bruno Ridolfi, che riescono a fuggire. «Ivan» viene invece catturato e dopo essere stato interrogato e torturato con l’obiettivo, rimasto vano, di farlo parlare, viene ucciso barbaramente con un colpo di baionetta alla gola, nella località Villa Panicale.
Vegliante Torri, classe 1921, era nato a Miscoso di Ramiseto (RE), orfano di padre visse con la madre prima a La Spezia, dove si era trasferita dal 1937 per lavorare in uno stabilimento militare. Con lo scoppio della guerra si spostò insieme alla madre in Lunigiana, a Monti di Licciana. Esonerato dal militare perché figlio di madre vedova, svolgeva la professione di fattorino e impiegato. Dopo l’8 settembre aderì con grande slancio ideale alla Resistenza (non era un renitente alla leva e non aveva quindi alcuna necessità di nascondersi). Grazie ai contatti con Edoardo Bassignani «Ebio» salì ai monti, dove prese il nome di battaglia «Ivan» e, successivamente, diventò il comandante del Distaccamento “Giannotti” della Brigata Garibaldi “Leone Borrini”, che aveva la sua sede in località Apella.. Alla fine della guerra, i suoi compagni di lotta fecero scrivere, nella lapide che lo ricorda, i seguenti versi: «vi lascio/ i sogni della mia giovinezza/ e la meravigliosa illusione/ di un mondo/ di uomini liberi ed eguali».
Tra il 20 e il 28 gennaio 1945 il territorio della IV Zona Operativa viene investito da un enorme rastrellamento, che dispiega circa 25.000 nazifascisti contro 2500 partigiani presenti nel territorio. La conseguenza inevitabile è lo sganciamento dei gruppi partigiani per cercare di salvarsi e raggiungere zone più sicure. Tale rastrellamento coincide con la visita in Lunigiana di Benito Mussolini, che il 26 gennaio 1945 passa in rassegna le truppe della Repubblica Sociale Italiana in partenza per andare a combattere in Garfagnana. In quello stesso giorno, il partigiano «Ivan», Vegliante Torri viene accerchiato dai bersaglieri della Divisone Italia insieme ad altri partigiani, tra questi Vittorio Busticchi «Russo», Aristide Batti e Bruno Ridolfi, che riescono a fuggire. «Ivan» viene invece catturato e dopo essere stato interrogato e torturato con l’obiettivo, rimasto vano, di farlo parlare, viene ucciso barbaramente con un colpo di baionetta alla gola, nella località Villa Panicale.
Vegliante Torri, classe 1921, era nato a Miscoso di Ramiseto (RE), orfano di padre visse con la madre prima a La Spezia, dove si era trasferita dal 1937 per lavorare in uno stabilimento militare. Con lo scoppio della guerra si spostò insieme alla madre in Lunigiana, a Monti di Licciana. Esonerato dal militare perché figlio di madre vedova, svolgeva la professione di fattorino e impiegato. Dopo l’8 settembre aderì con grande slancio ideale alla Resistenza (non era un renitente alla leva e non aveva quindi alcuna necessità di nascondersi). Grazie ai contatti con Edoardo Bassignani «Ebio» salì ai monti, dove prese il nome di battaglia «Ivan» e, successivamente, diventò il comandante del Distaccamento “Giannotti” della Brigata Garibaldi “Leone Borrini”, che aveva la sua sede in località Apella.. Alla fine della guerra, i suoi compagni di lotta fecero scrivere, nella lapide che lo ricorda, i seguenti versi: «vi lascio/ i sogni della mia giovinezza/ e la meravigliosa illusione/ di un mondo/ di uomini liberi ed eguali».
