Mulazzo

n.1

LA RESISTENZA A MULAZZO

LA RESISTENZA A MULAZZO

La battaglia ai Casoni e i caduti per la Libertà a Mulazzo

La battaglia ai Casoni e i caduti per la Libertà a Mulazzo

Anche il territorio comunale di Mulazzo è stato direttamente coinvolto dalle vicende della seconda guerra mondiale e, in particolare, dei venti mesi di occupazione nazifascista.

Anche il territorio comunale di Mulazzo è stato direttamente coinvolto dalle vicende della seconda guerra mondiale e, in particolare, dei venti mesi di occupazione nazifascista.

La presenza di strutture strategiche come la diga della Rocchetta e la centrale idroelettrica sul Teglia faceva dell’area una delle più sensibili del comprensorio, luoghi di presìdi tedeschi e oggetto di numerose azioni della Resistenza.
Il movimento partigiano era organizzato sulle colline della parte occidentale del territorio, lungo il crinale che lo separa dalla Val di Vara e verso lo Zerasco, comprensori con i quali gli scambi erano garantiti da una fitta rete di percorsi utilizzati dai partigiani per i loro spostamenti.
A Parana, ad esempio, era il distaccamento organizzato e comandato da Ferruccio Bardotti: a quei partigiani si devel’attacco ad una colonna di automezzi tedeschi lungo la Statale della Cisa fra Villafranca e Terrarossa il 21 agosto 1944. Si ricorda, inoltre, il contributo determinante offerto alla Resistenza dagli uomini di Montereggio, Parana, Cerro e più in generale del resto del territorio comunale, nelle missioni, negli scontri con i nazifascisti e anche in operazioni particolari come fu la costruzione di una importante pista di atterraggio in loc. Ghiacciarna nel Comune di Rocchetta Vara non lontano dal passo dei Casoni dove era il comando della brigata Brigata “Val di Vara” di Giustizia e Libertà. Iniziata nella seconda parte del marzo 1945 e conclusa il 10 aprile, proprio in coincidenza con lo sfondamento della Linea Gotica e la liberazione di Massa.

La battaglia dei Casoni
Tra le operazioni militari più rilevanti ha sicuramente un posto di primo piano la battaglia dei Casoni, territorio di confine fra i Comuni di Mulazzo e di Rocchetta Vara, un’area caratterizzata da un fondamentale percorso di crinale e dalla presenza di alcuni rilievi strategici come il monte Cornoviglio, il monte Coppigliolo e il monte Civolaro. Qui era forte la presenza partigiana, in particolare degli uomini della brigata “Val di Vara” del gen. Daniele Bucchioni.
Il 3 agosto 1944 la zona fu investita dal terribile rastrellamento che interessò tutta la zona compresa fra la val di Magra e la val di Vara. I forti movimenti delle truppe nazifasciste dei giorni  precedenti avevano messo in allerta i comandi partigiani e in particolare il gen. Bucchioni aveva preparato i suoi uomini, rifornendoli di armi e munizioni prelevati dai depositi del magg. Gordon Lett in accordo con l’ufficiale inglese di stanza a Chiesa di Rossano. Tedeschi e fascisti tentarono una grande operazione di accerchiamento delle posizioni partigiane attaccando i fianchi delle colline dove, intorno ai mille metri di quota, i patrioti si erano preparati a resistere. Al termine di una lunga giornata di combattimenti anche ravvicinati l’attacco ai Casoni venne respinto, ma le località del crinale, dallo Zerasco al Mulazzese, vide numerose vittime fra morti e feriti.

Tra i partigiani di Mulazzo caduti per la Libertà ricordiamo:

Bruno Guagni, 23 anni, di Gavedo di Groppoli, Brigata “Matteotti PicellI”. Il 15 aprile 1945 faceva parte del forte contingente partigiano incaricato di attaccare Pontremoli per anticipare la Liberazione della città, sede del Comando tedesco. Scesi dallo Zerasco lungo la direttrice fra Patigno e Codolo, giunti in vista del paese di Dozzano vennero a contatto con alcune pattuglie tedesche. Bruno Guagni è con un altro partigiano di Mulazzo, Dario Battaglia, e vengono coinvolti in uno scontro a fuoco: uccidono un soldato ma vengono investiti dalla reazione nemica. Mentre Battaglia, ferito ad un’anca, sarà curato nell’ospedale partigiano di Albareto e riuscirà a cavarsela, Bruno Guagni muore lungo la scarpata dopo essere stato colpito da una raffica.

Carlo Lazzarelli, 22 anni, di Montereggio, partigiano del “Battaglione Internazionale” del magg. Gordon Lett, ucciso non lontano dal proprio paese natale, alla sommità del monte Colmo, l’8 ottobre 1944 nelle prime ore di un rastrellamento nazifascista. Con altri compagni stava salendo in direzione del crinale per sfuggire ai reparti nemici quando, sulla cima del monte Colmo, in un breve tratto allo scoperto, venne ferito da un colpo di fucile. Rimasto a terra venne finito da un milite fascista con una pugnalata al cuore.

Aldo Volpi, 20 anni, del Cerro di Montereggio, Brigata “Val di Vara”. Con altri compagni il 4 agosto 1944 venne sorpreso dal rastrellamento nazifascista nei pressi delle cascine di Vruga, poco lontano dal paese di Bosco di Rossano. All’improvviso arrivo dei tedeschi, non avendo ormai altra via di fuga, cercò di nascondersi nella fitta chioma di un albero di ciliegio ma venne scoperto e ucciso a sangue freddo con una raffica. In quel tragico episodio morirono con lui altri quattro partigiani di diverse formazioni.

La presenza di strutture strategiche come la diga della Rocchetta e la centrale idroelettrica sul Teglia faceva dell’area una delle più sensibili del comprensorio, luoghi di presìdi tedeschi e oggetto di numerose azioni della Resistenza.
Il movimento partigiano era organizzato sulle colline della parte occidentale del territorio, lungo il crinale che lo separa dalla Val di Vara e verso lo Zerasco, comprensori con i quali gli scambi erano garantiti da una fitta rete di percorsi utilizzati dai partigiani per i loro spostamenti.
A Parana, ad esempio, era il distaccamento organizzato e comandato da Ferruccio Bardotti: a quei partigiani si devel’attacco ad una colonna di automezzi tedeschi lungo la Statale della Cisa fra Villafranca e Terrarossa il 21 agosto 1944. Si ricorda, inoltre, il contributo determinante offerto alla Resistenza dagli uomini di Montereggio, Parana, Cerro e più in generale del resto del territorio comunale, nelle missioni, negli scontri con i nazifascisti e anche in operazioni particolari come fu la costruzione di una importante pista di atterraggio in loc. Ghiacciarna nel Comune di Rocchetta Vara non lontano dal passo dei Casoni dove era il comando della brigata Brigata “Val di Vara” di Giustizia e Libertà. Iniziata nella seconda parte del marzo 1945 e conclusa il 10 aprile, proprio in coincidenza con lo sfondamento della Linea Gotica e la liberazione di Massa.

La battaglia dei Casoni
Tra le operazioni militari più rilevanti ha sicuramente un posto di primo piano la battaglia dei Casoni, territorio di confine fra i Comuni di Mulazzo e di Rocchetta Vara, un’area caratterizzata da un fondamentale percorso di crinale e dalla presenza di alcuni rilievi strategici come il monte Cornoviglio, il monte Coppigliolo e il monte Civolaro. Qui era forte la presenza partigiana, in particolare degli uomini della brigata “Val di Vara” del gen. Daniele Bucchioni.
Il 3 agosto 1944 la zona fu investita dal terribile rastrellamento che interessò tutta la zona compresa fra la val di Magra e la val di Vara. I forti movimenti delle truppe nazifasciste dei giorni  precedenti avevano messo in allerta i comandi partigiani e in particolare il gen. Bucchioni aveva preparato i suoi uomini, rifornendoli di armi e munizioni prelevati dai depositi del magg. Gordon Lett in accordo con l’ufficiale inglese di stanza a Chiesa di Rossano. Tedeschi e fascisti tentarono una grande operazione di accerchiamento delle posizioni partigiane attaccando i fianchi delle colline dove, intorno ai mille metri di quota, i patrioti si erano preparati a resistere. Al termine di una lunga giornata di combattimenti anche ravvicinati l’attacco ai Casoni venne respinto, ma le località del crinale, dallo Zerasco al Mulazzese, vide numerose vittime fra morti e feriti.

Tra i partigiani di Mulazzo caduti per la Libertà ricordiamo:

Bruno Guagni, 23 anni, di Gavedo di Groppoli, Brigata “Matteotti PicellI”. Il 15 aprile 1945 faceva parte del forte contingente partigiano incaricato di attaccare Pontremoli per anticipare la Liberazione della città, sede del Comando tedesco. Scesi dallo Zerasco lungo la direttrice fra Patigno e Codolo, giunti in vista del paese di Dozzano vennero a contatto con alcune pattuglie tedesche. Bruno Guagni è con un altro partigiano di Mulazzo, Dario Battaglia, e vengono coinvolti in uno scontro a fuoco: uccidono un soldato ma vengono investiti dalla reazione nemica. Mentre Battaglia, ferito ad un’anca, sarà curato nell’ospedale partigiano di Albareto e riuscirà a cavarsela, Bruno Guagni muore lungo la scarpata dopo essere stato colpito da una raffica.

Carlo Lazzarelli, 22 anni, di Montereggio, partigiano del “Battaglione Internazionale” del magg. Gordon Lett, ucciso non lontano dal proprio paese natale, alla sommità del monte Colmo, l’8 ottobre 1944 nelle prime ore di un rastrellamento nazifascista. Con altri compagni stava salendo in direzione del crinale per sfuggire ai reparti nemici quando, sulla cima del monte Colmo, in un breve tratto allo scoperto, venne ferito da un colpo di fucile. Rimasto a terra venne finito da un milite fascista con una pugnalata al cuore.

Aldo Volpi, 20 anni, del Cerro di Montereggio, Brigata “Val di Vara”. Con altri compagni il 4 agosto 1944 venne sorpreso dal rastrellamento nazifascista nei pressi delle cascine di Vruga, poco lontano dal paese di Bosco di Rossano. All’improvviso arrivo dei tedeschi, non avendo ormai altra via di fuga, cercò di nascondersi nella fitta chioma di un albero di ciliegio ma venne scoperto e ucciso a sangue freddo con una raffica. In quel tragico episodio morirono con lui altri quattro partigiani di diverse formazioni.

Sopra, la croce sul monte Colmo che ricorda Carlo Lazzarelli. A destra la lapide che ricorda i partigiani caduti a Dozzano di Pontremoli il 15 aprile 1945; tra questi Bruno Guagni.
Sopra, la croce sul monte Colmo che ricorda Carlo Lazzarelli. A destra la lapide che ricorda i partigiani caduti a Dozzano di Pontremoli il 15 aprile 1945; tra questi Bruno Guagni.