Mulazzo

n.2

LA RESISTENZA NELL’ALTA VALLE

LA RESISTENZA NELL’ALTA VALLE

Il rastrellamento nazi-fascista dell’8-11 ottobre 1944

Il rastrellamento nazi-fascista dell’8-11 ottobre 1944

Nei giorni fra l‘8 e l’11 ottobre 1944 anche i paesi di Montereggio e di Parana furono investiti dal vasto rastrellamento messo in atto fra la Lunigiana occidentale e la Valle del Vara

Nei giorni fra l‘8 e l’11 ottobre 1944 anche i paesi di Montereggio e di Parana furono investiti dal vasto rastrellamento messo in atto fra la Lunigiana occidentale e la Valle del Vara

Lo scopo delle truppe di occupazione tedesche supportate da reparti fascisti della Decima Mas e della Guardia Nazionale Repubblicana era quello di fiaccare la Resistenza delle formazioni partigiane che, ben organizzate, operavano nei due versanti  del crinale e, in particolare, si voleva colpire la Brigata “Val di Vara” di Giustizia e Libertà. Inoltre i comandi nazifascisti avevano un obiettivo particolarmente ambizioso: eliminare il comandante della formazione, il gen. Daniele Bucchioni.
Il rastrellamento si dispiegò su un territorio nel quale, poche settimane prima, le forze della Resistenza avevano ottenuto notevoli risultati militari arrivando a dichiarare territorio partigiano libero quello di Calice: una realtà che non poteva essere accettata da tedeschi e fascisti.
Per giorni, in quell’inizio di ottobre, nell’area ci furono aspri combattimenti ai quali parteciparono diversi gruppi partigiani e furono numerose le formazioni coinvolte che, superate le difficoltà delle prime ore, riuscirono a tenere testa agli assalitori con rapidi contrattacchi e veloci sganciamenti. Alla fine i tedeschi non riuscirono a raggiungere gli obiettivi e l’attacco venne respinto pur con gravi perdite entrambi i contendenti; è stato calcolato che tra i partigiani ci furono una cinquantina di vittime tra morti, feriti e uomini fatti prigionieri.
Tra coloro che persero la vita ci fu il partigiano del Cerro di Montereggio, Carlo Lazzarelli, classe 1922, combattente del “Battaglione Internazionale” comandato dal maggiore Gordon Lett e di stanza nella vicina valle di Rossano di Zeri.
Il giovane concluse la sua vita terrena non lontano dal suo paese natale, alla sommità del monte Colmo, l’8 ottobre 1944 nelle prime ore del rastrellamento nazifascista, quelle più difficili e nelle quali l’effetto sorpresa provocò sbandamenti nelle formazioni partigiane. Carlo Lazzarelli, con altri compagni, stava ripiegando salendo in direzione del crinale per sfuggire ai reparti nemici. Tuttavia, quando il gruppo arrivò sulla cima del monte Colmo, in un breve tratto allo scoperto, venne ferito da un colpo di fucile. Rimasto a terra venne finito da un milite fascista con una pugnalata al cuore.
Sulla vetta del monte una croce in ferro, restaurata nel 2024, ricorda il sacrificio del partigiano.

Lo scopo delle truppe di occupazione tedesche supportate da reparti fascisti della Decima Mas e della Guardia Nazionale Repubblicana era quello di fiaccare la Resistenza delle formazioni partigiane che, ben organizzate, operavano nei due versanti  del crinale e, in particolare, si voleva colpire la Brigata “Val di Vara” di Giustizia e Libertà. Inoltre i comandi nazifascisti avevano un obiettivo particolarmente ambizioso: eliminare il comandante della formazione, il gen. Daniele Bucchioni.
Il rastrellamento si dispiegò su un territorio nel quale, poche settimane prima, le forze della Resistenza avevano ottenuto notevoli risultati militari arrivando a dichiarare territorio partigiano libero quello di Calice: una realtà che non poteva essere accettata da tedeschi e fascisti.
Per giorni, in quell’inizio di ottobre, nell’area ci furono aspri combattimenti ai quali parteciparono diversi gruppi partigiani e furono numerose le formazioni coinvolte che, superate le difficoltà delle prime ore, riuscirono a tenere testa agli assalitori con rapidi contrattacchi e veloci sganciamenti. Alla fine i tedeschi non riuscirono a raggiungere gli obiettivi e l’attacco venne respinto pur con gravi perdite entrambi i contendenti; è stato calcolato che tra i partigiani ci furono una cinquantina di vittime tra morti, feriti e uomini fatti prigionieri.
Tra coloro che persero la vita ci fu il partigiano del Cerro di Montereggio, Carlo Lazzarelli, classe 1922, combattente del “Battaglione Internazionale” comandato dal maggiore Gordon Lett e di stanza nella vicina valle di Rossano di Zeri.
Il giovane concluse la sua vita terrena non lontano dal suo paese natale, alla sommità del monte Colmo, l’8 ottobre 1944 nelle prime ore del rastrellamento nazifascista, quelle più difficili e nelle quali l’effetto sorpresa provocò sbandamenti nelle formazioni partigiane. Carlo Lazzarelli, con altri compagni, stava ripiegando salendo in direzione del crinale per sfuggire ai reparti nemici. Tuttavia, quando il gruppo arrivò sulla cima del monte Colmo, in un breve tratto allo scoperto, venne ferito da un colpo di fucile. Rimasto a terra venne finito da un milite fascista con una pugnalata al cuore.
Sulla vetta del monte una croce in ferro, restaurata nel 2024, ricorda il sacrificio del partigiano.

In alto a sinistra il partigiano Carlo Lazzarelli; in basso a sinistra il quadro prodotto nel dopoguerra dall’ANPI con i nomi dei partigiani riconducibili a Mulazzo; a destra la croce sul monte Colmo per ricordare al partigiano Lazzarelli.
In alto a sinistra il partigiano Carlo Lazzarelli; in basso a sinistra il quadro prodotto nel dopoguerra dall’ANPI con i nomi dei partigiani riconducibili a Mulazzo; a destra la croce sul monte Colmo per ricordare al partigiano Lazzarelli.