LA RESISTENZA A PONTREMOLI
LA RESISTENZA A PONTREMOLI
Occupazione e Resistenza a Pontremoli e alcuni protagonisti
Occupazione e Resistenza a Pontremoli e alcuni protagonisti
A Pontremoli l'occupazione nazifascista è stata lunga e opprimente: ultimo comune dell'Italia centrale ad essere liberato dall'azione dei partigiani e degli Alleati, la città ha potuto festeggiare la Liberazione solo il 27 aprile 1945.
A Pontremoli l'occupazione nazifascista è stata lunga e opprimente: ultimo comune dell'Italia centrale ad essere liberato dall'azione dei partigiani e degli Alleati, la città ha potuto festeggiare la Liberazione solo il 27 aprile 1945.

Dal punto di vista strategico questa era un’area vitale per le truppe tedesche, la strada della Cisa un’arteria che garantiva loro rifornimenti dal nord ed era la principale via per la ritirata. Inoltre qui, nell’autunno 1944, si erano trasferite le istituzioni provinciali, compreso il comando tedesco, dopo l’evacuazione di Massa con l’arrivo del fronte della Linea Gotica.
La prima occupazione militare fu quella dei fascisti della XMas che alla fine dell’inverno 1944 requisiscono il Seminario Vescovile, e da lì compiere alcuni tra gli atti più feroci a cominciare dal 13 marzo quando uccidono a sangue freddo i fratelli Renato (23 anni) e Silvio Galli (16) mentre sono intenti a potare le viti, nei pressi del paese di Vìgnola, e un altro civile, Luigi Ferrari (44), seduto all’ingresso del sobborgo di Casa Corvi. Con il crescere della presenza partigiana sulle colline cresce anche la repressione e la violenza; grazie all’opera incessante del vescovo, mons. Giovanni Sismondo, la popolazione subisce conseguenze ancora più tragiche e la città non viene distrutta dalle truppe germaniche in ritirata.
Tra i partigiani che combatterono in questo territorio va ricordato Fermo Ognibene “Alberto”, primo comandante del Btg “Guido Picelli”, caduto a Succisa di Pontremoli il 15 marzo 1944, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Al comando del “Picelli” gli succedette Dante Castellucci “Facio”, fucilato a Zeri il 22 luglio 1944 da un plotone di altri partigiani al termine di un processo-farsa.
Un contributo straordinario alla Resistenza lo hanno dato le donne: molte le protagoniste di una resistenza civile, impegnate a sostenere i partigiani, ma alcune hanno imbracciato le armi, inquadrate nelle formazioni. È questo il caso di Laura Seghettini, vicecommissario della XII brigata “Garibaldi” di Parma; e ancora Graziella “Lalla” Tassi (1928-2022), giovanissima staffetta partigiana con rischiosi compiti di collegamento fra il territorio e le brigate partigiane, in particolare con la III “Beretta”, dove commissario politico era il padre Mino Tassi “Bixio” (1894 – 1982), prima formazione ad entrare in Pontremoli la mattina del 27 aprile.
Mons. Giovanni Sismondo (1879 – 1957)
Nato a Brusasco (TO) da una famiglia di contadini, ordinato sacerdote nel 1905 a Casale Monferrato, è Vescovo di Pontremoli dal 1930 al 1954 e svolge un ruolo determinante nella città e nella diocesi. Dopo l’8 settembre 1943 all’attività pastorale affianca quella di infaticabile mediatore tra le parti, sempre al fianco dei più deboli, sempre dalla parte dei prigionieri e dei condannati dal regime fascista e dal comando tedesco. In contatto con il magg. Gordon Lett, comandante del Battaglione Internazionale, nelle prime settimane del 1945 ottiene che cessino i bombardamenti sul centro di Pontremoli. Nell’imminenza dell’arrivo degli Alleati riesce a rintracciare due militari tedeschi disertori e, recandosi di persona da loro, a farsi rilasciare una dichiarazione senza la quale i tedeschi avrebbero distrutto la città già minata.
Laura Seghettini (1922 – 2017)
Cresciuta in una famiglia antifascista, si dedica alla propaganda clandestina e questo le costa la somministrazione dell’olio di ricino. Nei primi mesi del 1944 viene arrestata e incarcerata due volte; avvisata dell’imminenza del terzo arresto, sale ai monti dove erano in partigiani del “Picelli” ai quali più volte aveva portato indumenti, medicinali e cibo. Resta nella formazione fino al 22 luglio del 1944 quanto Dante Castellucci “Facio” viene fucilato: con un gruppo di fedelissimi lascia il territorio pontremolese e continua la lotta armata in Val Parma; per le sue capacità viene eletta vice commissario della XII Brigata Garibaldi. Nei primi giorni del maggio 1945 sfila per il centro di Parma alla testa del grande corteo delle truppe partigiane che festeggiano la Liberazione.
Luciano Gianello “Mirko” (1925-1945)
Si unisce ai partigiani del “Picelli” nella primavera del 1944 e ne diventa un elemento di spicco. È uno degli eroi della Battaglia del Lago Santo Parmense (18-19 marzo 1944) dove nove partigiani comandati da “Facio” respingono l’assedio di un forte contingente nemico, dimostrando che il terribile esercito nazista poteva essere sconfitto. Conquistata la libertà, dopo la Liberazione non si congeda dalla Resistenza, continuando a prestare la propria opera di sminatore in tutta la Lunigiana. Muore il 22 novembre 1945 nel greto del Taverone nei pressi di Aulla mentre, con il fratello Romano e i compagni Luciano Braccelli e Silvano Bozzoli, sta facendo brillare una grande quantità di esplosivo.
Dal punto di vista strategico questa era un’area vitale per le truppe tedesche, la strada della Cisa un’arteria che garantiva loro rifornimenti dal nord ed era la principale via per la ritirata. Inoltre qui, nell’autunno 1944, si erano trasferite le istituzioni provinciali, compreso il comando tedesco, dopo l’evacuazione di Massa con l’arrivo del fronte della Linea Gotica.
La prima occupazione militare fu quella dei fascisti della XMas che alla fine dell’inverno 1944 requisiscono il Seminario Vescovile, e da lì compiere alcuni tra gli atti più feroci a cominciare dal 13 marzo quando uccidono a sangue freddo i fratelli Renato (23 anni) e Silvio Galli (16) mentre sono intenti a potare le viti, nei pressi del paese di Vìgnola, e un altro civile, Luigi Ferrari (44), seduto all’ingresso del sobborgo di Casa Corvi. Con il crescere della presenza partigiana sulle colline cresce anche la repressione e la violenza; grazie all’opera incessante del vescovo, mons. Giovanni Sismondo, la popolazione subisce conseguenze ancora più tragiche e la città non viene distrutta dalle truppe germaniche in ritirata.
Tra i partigiani che combatterono in questo territorio va ricordato Fermo Ognibene “Alberto”, primo comandante del Btg “Guido Picelli”, caduto a Succisa di Pontremoli il 15 marzo 1944, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Al comando del “Picelli” gli succedette Dante Castellucci “Facio”, fucilato a Zeri il 22 luglio 1944 da un plotone di altri partigiani al termine di un processo-farsa.
Un contributo straordinario alla Resistenza lo hanno dato le donne: molte le protagoniste di una resistenza civile, impegnate a sostenere i partigiani, ma alcune hanno imbracciato le armi, inquadrate nelle formazioni. È questo il caso di Laura Seghettini, vicecommissario della XII brigata “Garibaldi” di Parma; e ancora Graziella “Lalla” Tassi (1928-2022), giovanissima staffetta partigiana con rischiosi compiti di collegamento fra il territorio e le brigate partigiane, in particolare con la III “Beretta”, dove commissario politico era il padre Mino Tassi “Bixio” (1894 – 1982), prima formazione ad entrare in Pontremoli la mattina del 27 aprile.
Mons. Giovanni Sismondo (1879 – 1957)
Nato a Brusasco (TO) da una famiglia di contadini, ordinato sacerdote nel 1905 a Casale Monferrato, è Vescovo di Pontremoli dal 1930 al 1954 e svolge un ruolo determinante nella città e nella diocesi. Dopo l’8 settembre 1943 all’attività pastorale affianca quella di infaticabile mediatore tra le parti, sempre al fianco dei più deboli, sempre dalla parte dei prigionieri e dei condannati dal regime fascista e dal comando tedesco. In contatto con il magg. Gordon Lett, comandante del Battaglione Internazionale, nelle prime settimane del 1945 ottiene che cessino i bombardamenti sul centro di Pontremoli. Nell’imminenza dell’arrivo degli Alleati riesce a rintracciare due militari tedeschi disertori e, recandosi di persona da loro, a farsi rilasciare una dichiarazione senza la quale i tedeschi avrebbero distrutto la città già minata.
Laura Seghettini (1922 – 2017)
Cresciuta in una famiglia antifascista, si dedica alla propaganda clandestina e questo le costa la somministrazione dell’olio di ricino. Nei primi mesi del 1944 viene arrestata e incarcerata due volte; avvisata dell’imminenza del terzo arresto, sale ai monti dove erano in partigiani del “Picelli” ai quali più volte aveva portato indumenti, medicinali e cibo. Resta nella formazione fino al 22 luglio del 1944 quanto Dante Castellucci “Facio” viene fucilato: con un gruppo di fedelissimi lascia il territorio pontremolese e continua la lotta armata in Val Parma; per le sue capacità viene eletta vice commissario della XII Brigata Garibaldi. Nei primi giorni del maggio 1945 sfila per il centro di Parma alla testa del grande corteo delle truppe partigiane che festeggiano la Liberazione.
Luciano Gianello “Mirko” (1925-1945)
Si unisce ai partigiani del “Picelli” nella primavera del 1944 e ne diventa un elemento di spicco. È uno degli eroi della Battaglia del Lago Santo Parmense (18-19 marzo 1944) dove nove partigiani comandati da “Facio” respingono l’assedio di un forte contingente nemico, dimostrando che il terribile esercito nazista poteva essere sconfitto. Conquistata la libertà, dopo la Liberazione non si congeda dalla Resistenza, continuando a prestare la propria opera di sminatore in tutta la Lunigiana. Muore il 22 novembre 1945 nel greto del Taverone nei pressi di Aulla mentre, con il fratello Romano e i compagni Luciano Braccelli e Silvano Bozzoli, sta facendo brillare una grande quantità di esplosivo.