Tresana

n.3

NOVEGIGOLA NELLA RESISTENZA

NOVEGIGOLA NELLA RESISTENZA

Luogo strategico nello spartiacque tra la Val di Magra e la Val di Vara

Luogo strategico nello spartiacque tra la Val di Magra e la Val di Vara

Durante i venti mesi della lotta di Liberazone, nell’abitato di Novegigola hanno trovato riparo alcune formazioni partigiane: il primo nucleo della nascente Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” e il Battaglione “Val di Vara”

Durante i venti mesi della lotta di Liberazone, nell’abitato di Novegigola hanno trovato riparo alcune formazioni partigiane: il primo nucleo della nascente Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” e il Battaglione “Val di Vara”

L’abitato di Novegigola, nel periodo della lotta di Liberazione, è stato teatro di cruenti scontri tra truppe nazifasciste e formazioni partigiane. Alla fine del 1943 in località Ca’ Trambacco, e successivamente a Popetto, si stanzia un nucleo partigiano della nascente Brigata Garibaldi “Ugo Muccini”, guidato da Paolino Ranieri «Andrea» e Primo Battistini «Tullio». Successivamente il territorio del Comune di Tresana entrerà nella sfera di controllo del Battaglione “Val di Vara”, afferente alla Colonna “Giustizia e Libertà”; la sede del comando è insediata a Villagrossa, a poca distanza da Calice al Cornoviglio, e Novegigola, che si trova in posizione strategica rispetto alla viabilità che dalla media Val di Magra porta verso la Val di Vara. Tra i partigiani di Novegigola morti durante la Resistenza si ricordano: Stelio Giacopelli, caduto in località Prede Bianche, il 23 aprile 1944, Orlando Orlandi, ucciso a Monte Corneto di Zeri il 3 agosto 1944, durante i tragici giorni del grande rastrellamento dell’Operazione Wallenstein I e Sabino Lorenzelli, fucilato a Chiavari il 4 agosto 1944. Il 18 ottobre 1944 il partigiano di Vezzano Ligure, Giuseppe Botto, rimane ucciso in combattimento a Novegigola. Il 19 febbraio 1945 vengono uccisi a Novegigola i patrioti Enrico Garavelli, 45 anni, e Ciro Rossi «Sandochan», durante la ricognizione del territorio da parte delle brigate nere e militi repubblichini. Quella stessa notte i fascisti prelevano per interrogarlo l’anziano parroco di Novegigola, don Carlo Beghè, che muore il 2 marzo verosimilmente per gli esiti di una polmonite presa in quell’occasione, come risulta dalla testimonianza del pronipote, che smentisce una versione dei fatti che accusava alcuni «partigiani» di aver terrorizzato il parroco con una finta fucilazione.

L’abitato di Novegigola, nel periodo della lotta di Liberazione, è stato teatro di cruenti scontri tra truppe nazifasciste e formazioni partigiane. Alla fine del 1943 in località Ca’ Trambacco, e successivamente a Popetto, si stanzia un nucleo partigiano della nascente Brigata Garibaldi “Ugo Muccini”, guidato da Paolino Ranieri «Andrea» e Primo Battistini «Tullio». Successivamente il territorio del Comune di Tresana entrerà nella sfera di controllo del Battaglione “Val di Vara”, afferente alla Colonna “Giustizia e Libertà”; la sede del comando è insediata a Villagrossa, a poca distanza da Calice al Cornoviglio, e Novegigola, che si trova in posizione strategica rispetto alla viabilità che dalla media Val di Magra porta verso la Val di Vara. Tra i partigiani di Novegigola morti durante la Resistenza si ricordano: Stelio Giacopelli, caduto in località Prede Bianche, il 23 aprile 1944, Orlando Orlandi, ucciso a Monte Corneto di Zeri il 3 agosto 1944, durante i tragici giorni del grande rastrellamento dell’Operazione Wallenstein I e Sabino Lorenzelli, fucilato a Chiavari il 4 agosto 1944. Il 18 ottobre 1944 il partigiano di Vezzano Ligure, Giuseppe Botto, rimane ucciso in combattimento a Novegigola. Il 19 febbraio 1945 vengono uccisi a Novegigola i patrioti Enrico Garavelli, 45 anni, e Ciro Rossi «Sandochan», durante la ricognizione del territorio da parte delle brigate nere e militi repubblichini. Quella stessa notte i fascisti prelevano per interrogarlo l’anziano parroco di Novegigola, don Carlo Beghè, che muore il 2 marzo verosimilmente per gli esiti di una polmonite presa in quell’occasione, come risulta dalla testimonianza del pronipote, che smentisce una versione dei fatti che accusava alcuni «partigiani» di aver terrorizzato il parroco con una finta fucilazione.

In alto la casa di Trambacco dove si rifugiarono i partigiani, a destra la lapide dedicata a Giuseppe Botto e sotto il ritratto di Stelio Giacopelli.
In alto la casa di Trambacco dove si rifugiarono i partigiani, a destra la lapide dedicata a Giuseppe Botto e sotto il ritratto di Stelio Giacopelli.